23.11.2021 – 22.01.2022
Ciò che ti descrivo non ha inizio: è una continuazione. (1)
Qualcosa mi fa fermare. Osservo.
Decido di fermare quel qualcosa.
È l’istante che sfugge, rapido e vulnerabile: i pensieri oscillano costantemente tra ciò che è già stato e le eventualità successive, mentre il presente muove avanti.
Se lo raccolgo lo posso proteggere, lo posso riprodurre, posso guardarlo di nuovo per vederlo meglio, per capirlo, o anche solo per non dimenticarlo.
È una situazione ordinaria, in apparenza ripetibile, eppure sempre nuova: i segni della luce su una parete, il risalto di un colore, una forma dietro a un vetro, le geometrie e i movimenti, l’ironia in una composizione, l’incanto di una presenza. Ho fermato e accumulato una serie sterminata di frammenti.
Insieme alla loro immagine conservo il ricordo della loro percezione e del mio stato d’animo in quel momento: ogni scatto va a costruire una memoria futura, una raccolta dei sentimenti che ho provato.
Ciò che ti descrivo non ha inizio: è una continuazione.
La mia attività fotografica, contesa fra il desiderio di documentare il tempo che passa e il terribile confronto con la vastità della memoria, è cominciata in modo quasi inconsapevole nel 2012 e ha portato a un progetto tuttora in corso. ‘Un paesaggio possibile’ è un archivio sempre aperto in cui confluiscono gli istanti dell’ordinario, con una riflessione sulla fragilità del presente che si sottrae alla consapevolezza della vita quotidiana.
(1)
Clarice Lispector, Aqua viva, Adelphi Edizioni 2017, traduzione italiana