15.09.2022 – 20.10.2022
I retroscena del retroscena
Un bacio mai dato, un desiderio negato. Fasi progettuali di qualcosa che, forse, è stato solo invocato.
Nuvola Ravera si interroga sugli spazi di neutralizzazione e sulla iperprotettività presentando in questa sua mostra personale (s)oggetti semi scultorei, semi pittorici e semi testuali. Porzioni di una narrazione su momenti di ri-scoperta di un rimosso. Frammenti sulle possibilità dell’espressione che si intrecciano ad altri sulla cura, la protezione e la cultura espositiva. Bacio fantasma è la prefigurazione di un incontro non ancora accaduto, un contatto latente che non si concretizza in un gesto definitivo. Una esplorazione di dinamiche relazionali e di attaccamento tutt’altro che inedite. Le conosciamo poiché alimentano altresì le possibilità della cura dell’esistenza e della vita nonché dei frutti delle operosità umane, tra i quali vi sono anche quelle cose che chiamiamo ‘opere d’arte’.
Di esse se ne prende cura chi le fa, chi le espone, chi ne farà una qualche esperienza. Niente di così elementare. Curarsi delle possibilità della cura, poiché è di questo che si nutre la sua poetica, per Ravera vuol dire dichiararlo dando molteplici forme alle sue riflessioni. Con la scrittura, la pittura, i volumi scultorei, disegnando. Tutti modi per rendere manifeste tanto le tessiture non lineari della cura quanto la mutevolezza e la inesauribilità del suo operare. Nuvola Ravera è continuamente all’opera, sia testando le proprie valutazioni sia con l’incessante elaborazione di quelli che considera tentativi e fallimenti di opere che non hanno un unico nome, un’unica forma. Prototipi di progetti non ancora nati. Anteprime, forse in via di definizione. Forse no. Espressioni dell’incompiutezza.
Andiamo dove le cose maturano, prima fantasmaticamente, poi nella realtà. Quel bacio richiamato nel titolo della mostra fa questo, dice Ravera riflettendo sulla sua ricerca. Prima c’è uno sguardo che già bacia, come fosse uno slancio tra visibile e invisibile. Un accenno a quell’incontro tra materiale e immateriale, tra ciò che c’è e ciò che ci sarà. Così si palesano più retroscena per i suoi progetti che materializza con bozzetti pitture e sculture andando a configurare una mostra che è essa stessa retroscena della sua poetica. Quelli esposti sono ancora esercizi incompiuti, nonostante rendano note talune possibilità di protezione. ‘Scudo’ è infatti la parola scelta dall’artista per elaborare una metafora raccogliendo le sue ultime opere, basate su relazioni famigliari e su trasformazioni materiali, e per influenzare le evoluzioni del senso. Che cosa diremo di esse, incontrando un retroscena dopo l’altro? Forse potremo riconoscere una organicità, quei continui moti di trasformazione che appaiono in ogni sua opera. Forse ci accorgeremo della relazione tra spazi espositivi e spazi di cura che l’artista esplora affidandosi alla intimità degli sguardi e alla fragilità delle forme. Forse ci interrogheremo anche sulla possibilità di dedicarci al tempo, ammettendo anche che uno spazio clinico così come quello espositivo – entrambi dediti alla cura – possano essere più o meno rassicuranti. Forse, faremo nostro uno dei modi in cui Nuvola Ravera ci propone di stare nel mondo per instaurare con esso un passionale e generoso scambio di forze reciproche.
Davide Dal Sasso