14.09.2021 – 16.10.2022
Il titolo 980°, manufatti da mettere in opera, comprende tre progetti: Con la cultura non si mangia (2013 – 2021), Germinal (2020) e una nuova sperimentazione con la terracotta dal titolo 980° (2021) sono tra loro collegati da uno dei temi cardine della ricerca dell’artista: il rapporto tra l’uomo e la terra, da sempre fondato sulla produzione di cibo grazie al lavoro dei contadini.
«La Terra è da anni al centro della mia ricerca come oggetto di speculazione economica e sfruttamento (e come uno degli elementi maggiormente legati all’accumulo capitalistico di denaro) in tutte le sue forme: animali, minerali, vegetali e umane. Trovo molto interessante che la stessa parola si usi per il pianeta su cui viviamo e per il suolo che calpestiamo, coltiviamo e, sovente, stupriamo.»
Germinal (2021) è un’edizione in 300 esemplari unici, in cui l’artista pone sullo stesso piano concettuale e pratico coltivazione della terra e ricerca artistica, per rendere evidente come l’arte e l’agricoltura abbiano in comune il nutrimento, l’attesa, la cura, la crescita, il lavoro e la vita. L’una è nutrimento del corpo, l’altra della mente. Ciascuno dei 300 esemplari parte di Germinal è composto da più elementi frutto di numerose collaborazioni d’eccellenza: un sacco da farina con un frottage originale a tema vegetale realizzato manualmente dall’artista; un libretto curato dal graphic designer Paolo Prossen e correlato da fotografie di Bepi Ghiotti realizzate presso Orti Generali (Torino); una busta di semi di grani antichi da piantare, risultato della collaborazione con Casa delle Agriculture (Castiglione d’Otranto); una T-shirt da indossare e collezionare. Le T-shirt in cotone organico certificato, assortite in sei tipologie di stampe serigrafiche split-fountain, sono rese uniche da interventi di ricamo fatti a mano, realizzati dalle donne della Casa di Reclusione femminile della Giudecca di Venezia, coordinate dal progetto Closer.
Il cibo, frutto della gratuita generosità della terra, e la sua condivisione sono soggetto del progetto Con la cultura non si mangia (2013 – 2021), una serie di piatti e ciotole in maiolica bianca, lavorate al tornio, che diventano strumento per provocare il confronto tra i commensali. Il progetto prende spunto dalla lapidaria sentenza con cui l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti giustificò i tagli alla cultura, alla ricerca e all’istruzione. Ogni piatto e ciotola riportano una citazione estratta da discorsi di politici riguardo al tema della cultura. La tavola apparecchiata diventa teatro di un ipotetico parlamento, animato da un dialogo aperto dove si alternano punti di vista in opposizione. Marzia Migliora ci invita a prendere posizione sugli scranni per schierarsi e confrontarsi sulle tematiche portate in tavola. La cultura è ironicamente servita nel piatto come una pietanza, il progetto porta a considerarla sullo stesso piano del cibo, quale nutrimento primario per la mente dell’essere umano.
Con 980° (2021), Marzia Migliora apre idealmente al pubblico le porte del suo studio mostrando alcuni prototipi di vasi da piantumazione, parte di una nuova sperimentazione con terracotta composta da un impasto di pigmenti e terre provenienti da terreni coltivati di Orta di Atella (CE), località sita nell’area della “Terra dei Fuochi”, una vasta zona contaminata dall’interramento e dalla combustione di rifiuti tossici che si estende in Campania, a cavallo tra la provincia di Napoli e quella di Caserta..
Il progetto è una rivisitazione dell’artista delle storiche ceramiche francesi Barbotines (1500-1600), connotate dalle caratteristiche forme in rilievo a soggetto naturalistico e da temi decorativi vegetali. L’aspetto formale dei vasi è il risultato del ricalco in scala naturale di tre vegetali commestibili: cardo gobbo, verza e mais.
980° richiede di essere messo in opera con un gesto di rigenerazione e cura: i vasi, essendo dotati di un foro per la percolazione dell’acqua, sono stati appositamente progettati come contenitori atti a far radicare e germogliare materia viva al loro interno con l’introduzione di terra, un organismo vegetale e, all’occorrenza, acqua.
Le forme dei vasi riproducono le fattezze di vegetali commestibili, e sono stati materialmente realizzati a partire da un impasto di terre potenzialmente contaminate e disidratate dalla cottura in forni da ceramica, alla temperatura di 980°centigradi. Questi elementi strutturali e concettuali del progetto rispondono all’intenzione di rendere evidente la relazione inscindibile tra il cibo che mangiamo, la terra che lo origina e come l’abuso della stessa ci abbia condotti a emergenze come la desertificazione di vaste aree del pianeta, conseguenza del riscaldamento globale.
980° vuole far leva sul ciclo produttivo del cibo, evidenziando come tutto ciò che viene sepolto, mischiato, spruzzato, distribuito o incorporato nella terra, come in un macro sistema digerente, viene metabolizzato dalla stessa e restituito sotto forma forma di un nuovo organismo vivente: il cibo, di cui non possiamo fare a meno. Non rispettare la terra significa non nutrire rispetto per noi stessi.